La bizzarra passione di un Conte nel suo castello magico!
Non appena raggiungerete questo luogo non potete fare a meno di notare la stranezza di questo bizzarro castello. E’completamente avulso da tutto ciò che lo circonda ma sono proprio le strane influenze architettoniche che rendono Rocchetta Mattei uno dei posti più interessanti del nord Italia. Costruzione curiosa ed eclettica che solo da pochi anni è stata restaurata e riaperta al pubblico.
Rocchetta Mattei, si trova in località Savignano di Grizzana Morandi e dista 50 km da Bologna e 90 km da Firenze, proprio nel mezzo dell’appennino tra Emilia e Toscana. Da qualsiasi parte si arrivi dovrete percorrere strade abbastanza tortuose, ma nulla di impossibile e sarete ripagati da ciò che vedrete.
La Rocchetta
Il castello Rocchetta Mattei deve il suo nome al Conte Cesare Mattei (1809-1896) che lo fece edificare a partire dal 1850 sui resti di un antico castello medievale del XIII secolo, appartenuto a Matilde di Canossa.
Nel corso della sua vita il Conte modificò e ampliò molte volte il castello, trasformandolo in un susseguirsi di labirinti, torri, scalinate e sale di ricevimento, ispirandosi a stili diversi, dal gotico medievale al moresco, e persino al liberty. Troverete molti richiami all’interno del castello come ad esempio nel Cortile dei Leoni dove è evidente il riferimento all’Alhambra di Granada o alla Moschea di Cordoba per la cappella dove il conte è sepolto.
Cesare Mattei
Per capire meglio la visita al castello è fondamentale parlare del suo ideatore, ovvero il Conte Cesare Mattei.
Il conte nacque a Bologna l’11 gennaio 1809 da una famiglia benestante, e crebbe a contatto di grandi pensatori come Minghetti e Andrea Costa. Iniziò quindi ad essere uno stimato politico, poi un abile imprenditore e infine si dedicò allo studio della Scienza. Fu nel 1847 che il papa Pio IX lo insignì con il titolo di Conte.
Solo dopo la morte dell’amatissima madre Mattei si dedicò anima e corpo allo studio e alla pratica della medicina omeopatica e ne subì immediatamente una forte attrazione. Nonostante non fosse neppure laureato, la sua passione per le medicine alternative lo portò ad una conoscenza medica straordinaria proprio in un periodo storico dove l’omeopatia si stava diffondendo in tutta Europa.
Elettromeopatia
Il suo scetticismo nei confronti della medicina tradizionale scaturì dal fatto che secondo lui non si doveva curare solo il corpo, ma soprattutto lo spirito, rimettendo in perfetto equilibrio anima e corpo. Elaborò quindi una nuova scienza medica che chiamò Elettromeopatia che si basava sull’abbinamento di granuli omeopatici mescolati con 5 differenti liquidi, che servivano per ristabilire il corretto equilibrio delle cariche elettriche del corpo per riportarlo alla neutralità. Le varie sostanze erano estratte da piante officinali e lavorate con una metodologia segreta che ne conferiva la loro efficacia terapeutica.
L’Elettromeopatia ebbe subito un gran successo e nel 1881 iniziò la produzione dei granuli direttamente nel castello esportandoli in tutta Europa, nonostante la contrarietà della medicina ufficiale. Si diffuse talmente rapidamente che addirittura lo scrittore russo Dostoevskji lo citerà nel capolavoro “I fratelli Karamazov”.
La visita del castello
Tornando alla visita del castello si rimane colpiti già dall’ingresso principale dove ci attende un ampio androne palesemente in stile moresco. Da quì in poi è tutto un susseguirsi di simboli, tra alchimia ed esoterismo.
Il percorso inizia subito con una lunga scalinata che negli intenti del conte doveva portare gli ospiti dal mondo terreno sino al cielo. Lungo la scalinata che ci porterà verso il primo cortile, possiamo subito notare un ippogrifo e un’arpia che sorregge il mondo che sta a significare che tutte le sofferenze terrene devono rimanere al di fuori, dato che non siamo ancora all’interno del castello vero e proprio.
I simbolismi sono solo all’inizio, difatti nel successivo corridoio arancione che conduce fino al cortile centrale si trovano due teste appese al muro. La prima che incontrate è quella di un caprone, mentre poco più avanti c’è quella di un anziano barbuto. Questo rappresenta un’ascesa dall’ignoranza alla saggezza percorrendo gli scalini per accedere al castello.
La Sala dei 90
A questo punto comincia l’esplorazione dei vari ambienti, uno diverso dall’altro, ambigui ed indecifrabili.
Dal cortile centrale si accede alla Sala dei 90, così chiamata per il fatto che il conte avrebbe voluto festeggiare qui il suo novantesimo compleanno insieme a novanta novantenni. Purtroppo per lui non riuscì a celebrare l’appuntamento in quanto morì ad 87 anni.
La Cappella
Si continua la visita per accedere all’ambiente più fotografato di tutto il castello, ovvero la Cappella. Impossibile non riconoscerne lo stile moresco ed è stata realizzata sul modello della Mezquita di Cordoba in Spagna.
La sala è divisa in tre navate supportate da colonne che sostengono gli archi a strisce bianche e nere sui quali è costruito il piano superiore.
La Cappella è davvero interessante e particolare, e nella parte rialzata ospita il sarcofago del Conte Cesare Mattei.
Questa sala disorienta, è davvero strano alzare gli occhi verso l’alto e dare una logica prospettiva, gli archi si confondono l’uno con l’altro. Ho avuto la sensazione di trovarmi in un disegno di Escher!
Cortile dei Leoni
Uscendo dalla Cappella si raggiunge poi un cortile interno ispirato, come indica una targa, all’Alhambra di Granada, ovviamente in versione ridotta ma comunque con i portici finemente decorati. Questo è il Cortile dei Leoni e lo stile moresco è inequivocabile confermato da tutti i lati dei portici dove ci sono iscrizioni in arabo.
Il Cortile dei Leoni prende questo nome in quanto al suo centro si trova una fontana in pietra circolare sorretta da quattro leoni, ed è probabilmente un altro dei punti più fotografati dell’intera rocchetta.
La visita prosegue verso altre stanze come la Sala della Musica, la Sala dell’Oblio e la Sala della Pace, per poi raggiungere lo Studio medico di Cesare Mattei. In questa sala, chiamata anche Sala Rossa, il conte riceveva i suoi pazienti fornendo cure e le sue medicine elettromeopatiche.
Le altre sale e la Scala Nobile
La visita alla Rocchetta si avvia al termine con alcune altre stanze del piano superiore di minor importanza. Infine per avviarsi verso l’uscita occorre passare attraverso un’ultima peculiarità del castello, ovvero la Scala Nobile. Si tratta di una scala a chiocciola con le pareti di due colori ocra, e qualche fantasioso storico ci ha voluto vedere la struttura a doppia elica del DNA, ma come sappiamo sarà scoperto solo nel successivo secolo. Anche in quest’ultima parte del castello le suggestioni non mancano e anche la scala ne è un ulteriore esempio.
Per ultimare la storia del castello bisogna ricordare che dopo la morte del conte e varie vicissitudini finanziarie fallimentari, la Rocchetta iniziò il suo inesorabile declino e abbandono. Solo nel 2005 fu acquistata da una fondazione bancaria che con imponenti opere di restauro l’ha riportata ad essere un piccolo gioiello dell’Appennino tosco-emiliano. La Rocchetta Mattei ha riaperto al pubblico nell’agosto 2015.
La visita di questo castello non è solo un luogo eccentrico ma è un viaggio misterioso e fantastico tra torri, cortili, scale e labirinti e dove un uomo ha voluto seguire il suo sogno di curare gli uomini nel corpo e nell’anima.
Orari di apertura
Periodo invernale: ogni sabato e domenica dalle ore 10,00 alle ore 15,00
Periodo estivo: ogni sabato e domenica dalle 9,30 alle 13 e dalle 15,00 alle 17,30
Biglietto d’ingresso: € 10,00
Prenotazione obbligatoria.
Per altre informazioni e curiosità visita il sito ufficiale: https://www.rocchetta-mattei.it/