Dopo una meravigliosa giornata trascorsa ad esplorare il Connemara, ritorno felice ed appagato al mio bed and breakfast a Kinvara, piccolo villaggio affacciato sulla baia di Galway.
La giornata sta finendo ma qualche raggio di sole al tramonto illumina il piccolo porticciolo del paese, e questa immagine mi mette definitivamente in pace con tutto. Dopo aver mangiato in camera mi metto a leggere la mia guida dell’Irlanda cercando golosamente qualcosa che mi dia entusiasmo.
Ed ecco che mi balzano agli occhi le Isole Aran!
Mi sveglio presto e dopo un’abbondante colazione a base piccole salsicce e bacon, mi dirigo al porto di Doolin per imbarcarmi su uno dei piccoli traghetti che mi porteranno alle Aran.
Dopo circa 40 minuti sbarco a Cill Rònàin (in inglese Kilronan) che è il porto dell’isola Inis Mòr la più grande delle tre isole che compongono le Aran.
Nonostante il porto, i pub, i market e i b&b, in questo villaggio non vivono più di 300 persone, e questo fa capire in quale atmosfera ci si immerge. Ritmi lenti, persone pacate che ti concedono sempre un saluto, e una natura che ti ricorda in ogni istante che lei è la protagonista.
Sull’isola si possono scegliere vari modi per visitarla ma io scelgo di noleggiare una bicicletta, e comincio subito a pedalare lungo le strette stradine contornate dai bellissimi muretti di pietra.
Prima destinazione è Dun Aonghasa (Dùn Aengus) un antico forte preistorico in pietra che si trova su una spettacolare scogliera di calcare direttamente a picco sull’Oceano Atlantico. Per arrivarci dovrete faticare in quanto questa isola è tutta un saliscendi di strade. Ma credetemi, quando arriverete lassù il panorama è semplicemente fantastico! Se non soffrite di vertigini provate a sporgervi per capire meglio la potenza delle onde che si infrangono sugli scogli sotto di voi.
Purtroppo per la visita a questa isola ho programmato solo un giorno per cui è meglio far ritorno al visitors center dove ho lasciato la bici. Il cielo alterna nuvoloni a spiragli di sole, quindi coraggio e via verso The Seven Churches. Come dice il nome ci si aspetterebbe di vedere i resti di “sette chiese”, ma in realtà sono rimaste le rovine di solo due, e qualche accenno di abitazioni dei monaci che qui vivevano intorno all’VIII secolo. Ad ogni modo non è la qualità o quantità dei resti che mi colpisce, ma la suggestiva e magica ambientazione di tutto ciò.
E’ ora di rimettersi a pedalare e la prossima tappa è il Worm Hole
(Poll Na bPeist) un’incredibile piscina naturale di forma rettangolare. Avevo letto solo qualche riga di questo posto e non mi sarei aspettato un granché, ma stavolta la realtà è stata più stupefacente della mia fantasia! Arrivare in questo posto è davvero difficile soprattutto per il fatto che ci sono pochissime indicazioni, e quando abbandoni la bicicletta occorre fare una scarpinata di circa 600 metri sulle scogliere facendo attenzione alle molteplici crepe. Mi avevano detto di seguire dei segni rossi dipinti sulle pietre, ma il problema è che non sai in che direzione trovare questi segni, quindi armatevi di pazienza e alla fine la “caccia al tesoro” vi premierà. Vi sembrerà incredibile ma questo buco a forma di parallelepipedo pare sia naturale e non opera dell’uomo. Rimango affascinato ma anche intimorito da questo buco che sprofonda fino all’oceano sottostante.
Guardo l’orologio e mi accorgo che tra due ore parte l’ultimo traghetto e il cielo non promette bene. Riparto in direzione del porto di Kilronan e pedalando cerco di assaporare ogni istante, e ogni respiro mi ricarica di energia e forza interiore.
Eccomi qui in un pub ad attendere il mio traghetto. Comincia a piovere e ordino una Guinness, e guardando i piccoli rivoli d’acqua sul vetro mi assale già una sottile malinconia. Questa isola mi manca già!